Il Sessantotto e i suoi nemici. Convegno Internazionale

22.05.2018
Spazio Europa
Postato da Amministrazione
Categorie: Politica, Cultura
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In fase di accredito, il giorno dell’evento, sarà richiesto un documento d’identità. L’accesso alla sala sarà consentito fino al raggiungimento della capienza massima.

PROGRAMMA

9:30 Accrediti

10:15 Apertura dei lavori

Intervento di saluto dell’On Margherita Boniver, Presidente della Fondazione Craxi
10:30 – 10:45 Relazione Introduttiva

Il Sessantotto: Cinquant’anni dopo – Marco Gervasoni, Università degli studi del Molise
I sessione 10:45 – 12:45 Le reazioni intellettuali

Il Sessantotto come “insorgenza populistica”: le analisi di Nicola Matteucci – Roberto Pertici, Università degli Studi di Bergamo
La decomposizione della rivoluzione: Augusto Del Noce e il Sessantotto – Giovanni Orsina, Università Luiss-Guido Carli, Roma
Don Luigi Giussani, un’altra “contestazione” – Maria Bocci, Università Cattolica di Milano
Il conformismo della ribellione: la sinistra democratica e le critiche alla Contestazione – Danilo Breschi, Università degli Studi internazionali di Roma
La critica del Sessantotto nella cultura tedesca – Sergio Belardinelli, Università degli Studi di Bologna
Les intellectuels gaullistes et le choc de mai 1968: critique et interrogations – Gilles Le Beguec, Institut Pompidou
12:45 – 14:30 Pausa lavori/Lunch

II sessione 14:30 – 16:30 Le reazioni politiche

Era di maggio. Cronache di uno psicodramma - Giampiero Mughini - saggista e giornalista
La maggioranza silenziosa – Eugenio Capozzi, Università Suor Orsola Benincasa
Il Sessantotto di Bettino Craxi – Andrea Spiri, Università Luiss-Guido Carli, Roma
Pompidou e il Mai ‘68 – Lucia Bonfreschi, Università di Roma Tre
Partiti e governo nella Repubblica Federale Tedesca di fronte al ’68 europeo – Federico Niglia, Università Luiss-Guido Carli, Roma
Contro il Sessantotto: il neoconservatorismo americano come risposta della maggioranza silenziosa – Antonio Donno, Università degli studi di Lecce
III sessione 16:30 – 18:00 Tavola Rotonda: Cosa resta del sessantotto?

con Rocco Buttiglione, Stefania Craxi, Vincenzo Gallo (Vincino), Paolo Liguori e Vittorio Sgarbi.
Coordinatori storico-scientifici dell’evento: Marco Gervasoni e Giovanni Orsina

Nel 2018 cade il cinquantesimo anniversario del 1968. Le iniziative finalizzate a ricordare gli avvenimenti di quell’anno saranno senz’altro numerose, e altrettanto certamente saranno sia di diseguale valore intellettuale e storico, sia, in molti casi, pregiudizialmente favorevoli (per lo più) o sfavorevoli (in qualche caso) a quegli eventi e, ancor di più, al significato ch’essi hanno acquistato lungo i decenni successivi.

L’iniziativa della Fondazione Craxi distingue da questa prevedibile “indigestione commemorativa” muovendosi su tre piani distinti l’uno dall’altro – anche se ovviamente collegati fra di loro.

L’originalità.L’iniziativa si concentrerà su un aspetto soltanto del Sessantotto, fra i meno trattati dalla storiografia e dal dibattito pubblico: le reazioni immediate, sia politiche sia culturali, di quanti, di fronte alle manifestazioni degli studenti e dei lavoratori, assunsero posizioni ostili o critiche. L’iniziativa, inoltre, avrà carattere transnazionale, anche se non ambirà a considerare tutti i paesi interessati dall’ondata della contestazione. Si occuperà infatti di quattro “democrazie mature”: Italia, Francia, Germania, Stati Uniti.
L’equanimità.Sebbene, come detto, l’iniziativa si concentri sugli avversari del Sessantotto, non intende in alcun modo configurarsi come un processo al Sessantotto. I movimenti di contestazione di quell’anno non nascono dal nulla, ma sono frutto in primo luogo della modernità, e in secondo luogo degli straordinari processi di trasformazione politica, sociale e culturale dei due decenni successivi al 1945. Né si può dire che essi finiscano nel nulla: al contrario, per molti versi il Sessantotto è stato matrice (o almeno: una delle matrici) dei tumultuosi cambiamenti verificatisi nel mezzo secolo successivo. Collocare la contestazione all’interno d’una prospettiva di lungo periodo mostra chiaramente quanto inutile – anzi, intellettualmente controproducente – sia attribuirle “colpe” o “meriti”.
Il rigore storiografico.Per quel che s’è detto sopra, il problema è comprendere quale sia il “luogo storico” del Sessantotto: ossia come quell’anno si collochi all’interno dei processi bisecolari di sviluppo d’una modernità sociale, politica e culturale che ha generato al contempo risultati sbalorditivi e problemi mastodontici. Quanti all’epoca si sono schierati contro la contestazione hanno fornito su questo “luogo storico” delle riflessioni di straordinario interesse, e tanto più interessanti quanto più, come detto, spesso ignorate dalla storiografia. Naturalmente, queste riflessioni dovranno a loro volta essere contestualizzate e analizzate criticamente, con il massimo rigore storiografico.

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