Transforming the European Union into an Area of Freedom, Security and Justice

28.01.2019 09:30 - 28.01.2019 17:30
Roma Spazio Europa
Postato da Amministrazione
Categorie: EU
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ROMA - Vent’anni fa entrava in vigore il Trattato di Amsterdam: con esso gli allora 15 Stati membri dell’Unione europea si erano ripromessi di trasformare l’Unione in uno Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Con questa scelta, confermata dieci anni dopo dal Trattato di Lisbona e dalla Carta dei diritti fondamentali, gli Stati dell’Unione europea volevano avviare la trasformazione dell’Unione da semplice mercato in uno spazio politico al cui centro dovevano essere posti i cittadini e, più in generale, le persone[1]. L’esperienza di questi anni ci ha dimostrato che nonostante alcuni importanti successi l’obiettivo è ancora ben lontano dal realizzarsi.

Le ragioni possono essere molteplici e ricondursi a più fattori, politici, burocratici, istituzionali e, soprattutto, al succedersi e sovrapporsi di crisi che hanno messo a dura prova l’Unione e i suoi Stati membri. Anche se nel seminario del 28 gennaio non sarà possibile analizzarle nel dettaglio, si tenterà di comprendere quali siano state le principali difficoltà e quali potrebbero essere le iniziative politiche e giuridiche necessarie per superarle nel corso della prossima legislatura, anche nel quadro degli attuali Trattati.

I lavori si svolgeranno in forma di tavole rotonde alle quali sono stati invitati a partecipare quanti all’interno delle istituzioni europee e nazionali o nel mondo accademico hanno potuto seguire da vicino l’evolversi delle diverse politiche che contribuiscono direttamente o indirettamente alla trasformazione dell’Unione in Spazio di libertà, sicurezza e giustizia.

Nel corso delle tavole rotonde si prenderanno in considerazione la dimensione istituzionale (non solo a livello europeo ma anche nazionale), il ruolo crescente delle Agenzie e Autorità europee e la dimensione internazionale (Nazioni Unite, Consiglio d’Europa)

Programma

Ore 9.30 – 1° Tavola rotonda: I valori che l’UE e gli Stati membri debbono proteggere e promuovere

La condivisione di valori comuni è il prerequisito per conseguire gli obbiettivi dei Trattati ed è alla base della fiducia reciproca fra gli Stati Membri, in particolare nella messa in opera delle politiche collegate allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Quando tali valori siano a rischio o vengano violati, e con essi i diritti fondamentali e la dignità delle persone, il Trattato prevede la possibilità di sospendere anche il diritto di voto degli  Stati interessati (art.7 TUE). La stessa Corte di giustizia ha ritenuto legittima la sospensione dei meccanismi di riconoscimento reciproco, in particolare quando sia in gioco il rispetto dello stato di diritto.

In questa tavola rotonda si discuterà tanto dei casi in cui uno o più Stati membri mettano a rischio i valori e i diritti fondamentali dell’UE quanto anche delle politiche della stessa Unione europea, che a loro volta siano rispettose dei diritti fondamentali. Ci si può quindi chiedere se, oltre agli Stati membri, anche le istituzioni europee debbano creare meccanismi di prevenzione di queste violazioni.

Intervengono

Giuliano Amato, Valerio Onida, Oreste Pollicino

2° Tavola rotonda: Libertà di circolazione, controllo delle frontiere, asilo e migrazione

Il diritto alla libertà di circolazione all’interno dell’UE e l’abolizione dei controlli alle frontiere interne è la prova più evidente dell’esistenza dello Spazio di libertà ed è quindi preoccupante il riemergere delle pressioni da parte di più Stati membri per ristabilire controlli alla mobilità umana. Nel corso degli ultimi anni, a partire nel 2013 dalla riforma della governance di Schengen, l’Unione europea ha sviluppato una serie impressionante di iniziative e una gestione integrata delle frontiere ispirata soprattutto da esigenze securitarie, che a detta di molti studiosi e di rappresentanti delle stesse istituzioni, come il Controllore europeo della protezione dei dati, sono sproporzionate rispetto alla presunta minaccia esterna.

La stessa esigenza securitaria è stata invocata per limitare nei fatti il diritto di asilo, mentre timide e limitate sono state le iniziative per la gestione dei flussi migratori e la politica dei visti. Altrettanto limitate sono state le iniziative UE per favorire l’integrazione dei migranti nelle società e nei mercati del lavoro nazionali o per facilitare l’accesso dei migranti regolari.

Intervengono

Giuseppe Cataldi, Laura Corrado, Steve Peers, Mario Savino

Buffet

Ore 14.30 – 3° Tavola rotonda: lo spazio di sicurezza interna (ed esterna)

La pressione securitaria sulle politiche dell’Unione non ha cessato di crescere dall’11 settembre 2001 e si è persino intensificata nel corso degli ultimi dieci anni. Dietro sollecitazione dei ministri degli interni l’Unione europea ha adottato numerose misure intese in particolare a prevenire il terrorismo. Manca tuttavia per la maggior parte di tali misure una valutazione di impatto neutrale su quanto adottato e su quanto si intende adottare così da poterne valutare l’adeguatezza e l’efficacia. Alla carenza di informazioni si accompagna una debolezza congenita del controllo democratico soprattutto a livello europeo, come risulta anche da una recente Risoluzione del PE.

A questa carenza l’Unione europea risponde con lo sviluppo della interoperabilità fra database europei e nazionali disegnati originariamente per altri fini (es. EURODAC, VIS). Preoccupante è inoltre il ricorso a fini di sicurezza interna di misure la cui base giuridica è la politica di difesa, di dubbia efficacia vincolante e priva di reale il controllo democratico.

Intervengono

Tony Bunyan, Luisa Marin, Yves Poullet, Marc Rotenberg

4° Tavola rotonda: lo spazio giudiziario europeo

Lo spazio giudiziario europeo si è sviluppato notevolmente in campo civile ma è rimasto incompleto in campo penale. Il principio del riconoscimento reciproco delle misure prese a livello nazionale ha subito diverse battute di arresto con l’attenuarsi della fiducia reciproca fra gli Stati membri e in presenza di contesti nazionali fortemente differenziati, con Paesi particolarmente colpiti dalla criminalità organizzata ed altri praticamente immuni. La “lisbonizzazione” di EUROJUST e la creazione della Procura europea favoriscono la cooperazione e l’emergere di un’azione più integrata a livello sopranazionale, ma preoccupa l’assenza di una strategia europea in questo campo.

Intervengono

Luca De Matteis, Henri Labayle, Hans Nilsson, Lorenzo Salazar, Andrea Venegoni

Coordina Emilio De Capitani

Lingue di lavoro: italiano e inglese

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